Oggi chi sfrutta le innovazioni tecniche della mobilità cerca una connessione fluida tra mondo digitale e analogico. Gli «early adopter» dell’elettromobilità si aspettano quindi più margini di libertà per le cose importanti della vita.
Testo: Brigitte Ulmer | Foto: Robert Huber; Getty Images | Video: Division Audi
La mobilità del futuro crea libertà: l’auto si inserirà nel mondo connesso di ciascuno senza soluzione di continuità. E senza emissioni.
Nella vita si ricerca sempre un equilibrio. Tra ragione e idee folli. Tra moderazione e pieno godimento. Tra esigenze di comfort e salvaguardia dell’ambiente. Tra connessione e disintossicazione digitale. Tutti concordano sul fatto che le tecnologie del futuro dovranno contribuire a mantenere questi equilibri. A semplificare la vita. E, idealmente, a fornire maggiori margini di libertà.
Dall’elettromobilità, tecnologia cruciale per un futuro a basse emissioni, gli «early adopter» si attendono proprio questo: una giusta via di mezzo tra puro piacere e condotta responsabile. Divertirsi alla guida senza doversi limitare. Risparmiare energia senza rinunciare alle prestazioni. Spostarsi da un luogo all’altro rispettando l’ambiente e senza compromettere la sicurezza. Silenziosità e potenza, comfort di guida e connessione.
Abbiamo incontrato tre persone che condividono una particolare propensione alle nuove tecnologie e un interesse per l’elettromobilità. Due di esse hanno già posseduto veicoli a trazione esclusivamente elettrica. Tutte e tre hanno ancora una cosa in comune: hanno prenotato un’Audi e-tron. Per poterla caricare, in parte hanno già installato una propria stazione di carica domestica. Così ogni mattina potranno partire con un veicolo completamente carico – verso un futuro automobilistico in cui la loro vettura si inserirà senza soluzione di continuità nel loro ambiente connesso.
«I nostri figli ci stimolano a pensare anche al mondo di domani. Io e la mia famiglia abbiamo deciso di puntare sulle energie rinnovabili.»
Da un paio d’anni ci stiamo interessando molto anche alla mobilità elettrica. Abbiamo visto la Volvo XC90 Hybrid, la Jaguar I-Pace e i modelli Tesla. Tuttavia, da quando al Salone dell’Automobile di Ginevra 2016 abbiamo scoperto il prototipo dell’Audi e-tron sogniamo di possedere quest’auto. A convincerci è stata la combinazione tra il know-how di Audi, la grande autonomia e i tempi rapidi di ricarica.
Quando il 17 settembre di quest’anno l’Audi e-tron è stata presentata in prima mondiale a San Francisco, io ero presente. Non fisicamente negli Stati Uniti, ma davanti al mio portatile alle 5.30 del mattino, ad ammirare con stupore le immagini. Ora so tutto di questo modello, ne conosco ogni singolo dettaglio. La nostra Audi e-tron dovrebbe esserci consegnata a fine febbraio 2019. Sarà come festeggiare un altro Natale.
«Mi piace sperimentare le innovazioni tecniche.»
«Sono un fan dell’elettrico, al 100%. Non solo perché lavoro nel campo delle installazioni elettriche. Ma perché sono un convinto sostenitore dell’elettromobilità anche nella vita privata. La prima auto elettrica la guidai all’inizio degli anni Novanta, quand’ero ancora apprendista. Era una ‹Pinguin›, una due posti con tante batterie al piombo sul fondo e un computer di bordo con soli tre tasti che mi indicava lo stato di carica. In poche mosse si poteva regolare la capacità di scarica. Con quella carretta mi divertivo a sfrecciare a 50-60 all’ora per le vie di Kreuzlingen.
Ma torniamo alle vere auto elettriche. A casa mia ho installato un collegamento di rete da 32 kilowatt in modo da poter caricare contemporaneamente fino a quattro vetture. La corrente di cui abbiamo bisogno ci viene in parte fornita dal mio impianto fotovoltaico.
Le ultime trovate della tecnica mi hanno sempre incuriosito e mi piace sperimentare i prodotti più innovativi. Con la mia famiglia vivo in una smart home. Luci, riscaldamento, tende da sole, imposte, ventilazione, TV e musica: gestisco e controllo tutto dal mio smartphone. La mia casa sa anche se ci sono o meno. Quando il postino suona per recapitarmi un pacco, il mio smartphone mi connette a lui tramite il citofono, così posso dirgli dove lasciarlo. Quando sono alla Coop, il mio frigorifero intelligente mi informa se ho ancora latte a sufficienza. Se reputo che un’innovazione sia utile e funzioni senza problemi, la propongo ai miei clienti. Per natura l’uomo ama condividere le esperienze positive.
«La mobilità dovrebbe essere senza stress: per questo l’elettrico mi ha contagiato. Per me significa più indipendenza.»
«La parola mobilità per me è sempre stata sinonimo di libertà e, in un certo senso, anche di gratificazione. È bello concedersi una gita o un week-end in Ticino. Un viaggio consente di fare nuove esperienze. È un aspetto che ho apprezzato molto sin da quando ero apprendista all’ex Swissair e successivamente come giocatore di hockey su ghiaccio e arbitro professionista. Già a 16 anni andai in aereo a Ginevra e Lugano; terminato il tirocinio, fu poi la volta di New York. Anche giocando a hockey e facendo l’arbitro ho girato il mondo. Nel 1989, poco prima della caduta del Muro, visitai Berlino e quando ci tornai nel 1999 e 10 anni dopo, nel 2009, trovai una città completamente trasformata.
Essendo un ingegnere elettronico, sono inevitabilmente attratto dalle potenzialità delle reti digitali. Nella nostra azienda di edilizia e progettazione utilizzo la realtà virtuale. Le reti, in effetti, sono come banche dati infinite. Bisogna però essere in grado di gestirle e saper passare del tempo anche senza tablet o smartphone. È la mia famiglia, in pratica, a impedirmi di diventare un nerd! Ma quando si sa sfruttare bene la connessione, si hanno più margini per occuparsi della propria vita analogica. Per ricaricare le mie batterie pratico l’hockey su ghiaccio, il ciclismo o il nuoto.